mercoledì 31 dicembre 2014

L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE

Penso che qualcuno leggendo il titolo dirà: "i bottoni"? Cosa possono mai dire? I bottoni sono in grado di raccontare questo importantissimo evento sociale durato 200 anni? Sì. I Bottoni sono la memoria della storia. 
Si parte addirittura dagli anni 1770. Un quadro con un bottone raffigurante Mozart e l’immagine del Papa santarcangiolese Clemente XIV. Con questo quadro ne approfittiamo per parlare nel Museo del nostro Papa 1769-1775 che è stato un grande Papa. Prima però voglio dirvi  perché c’è quel quadro in mostra.
Nella settimana Santa del 1770 Mozart, quattordicenne, era ospite di Clemente XIV in Vaticano. In quella settimana, nella Cappella Sistina, al mattino presto ed al buio, si suonava il Miserere di Allegri. Quella musica in quel contesto era talmente perfetta che vi era una Bolla Papale che vietava di suonarla in un altro posto ed era vietato portare fuori lo spartito. Mozart rientrato nelle sue stanza ha scritto a memoria tutto lo spartito. 
Quando il Papa lo ha saputo lo ha voluto ricevere in udienza privata e lo ha premiato con lo Speron d’Oro la più alta onorificenza di allora. Ora entriamo nel vivo della storia dell’ emancipazione femminile. 
Questa è la a tomba monumentale creata dal Canova per Clemente XIV. Si trova nella chiesa dei XII Apostoli in Roma. Il nostro Papa era amante di tutte le arti. In Vaticano aveva spesso tante compagnie teatrali per presentare i loro lavori. Allora, nel 1770, vi era un decreto che vietava alle donne di recitare a teatro. Al Papa gli uomini vestiti da donna con la voce di donna non erano graditi. Per la perfezione delle recitazioni a teatro ha abolito quel decreto. La prima azione sociale di parità sociale fra uomini e donne è stata fatta da un Papa che era avanti di 200 anni rispetto alla chiesa che di solito è indietro di 200 rispetto alla mentalità del popolo. Orgoglio romagnolo, ma sopraturo santarcangiolese. Bisogna poi attendere quasi 150 anni per un altro importante passo verso l’emancipazione 
Finita la prima guerra mondiale, siamo negli anni 1920,  la donna inizia la sua primavera della vita, si libera dei legacci, si taglia i capelli, era legata ancora al 1800. Dopo la guerra, la donna cambia radicalmente il suo modo di vivere. Esce di casa, va a fare la spesa, va nei locali pubblici, fuma, balla, guida le automobili, frequenta le modisterie, compra gli ultimi modelli arrivati da Parigi e si confronta con le  altre dame. La sudditanza agli uomini di casa è finita, sta iniziando a diventare la protagonista della propria vita Qui un bottone degli anni 1920, con la simbologia della conchiglia: la capasanta. Botticelli nel suo quadro la primavera della vita la Venere esce da una capasanta. 
Arrivare agli anni 1950 il passo è breve, ma soprattutto velocemente, e si arriva alla parità sociale negli anni 1970. Si parte da un bottone di metallo con la scritta FIAT. La Fiat è stata la protagonista negli anni 1950 della trasformazione sociale, economica, politica e di costume dell’ Italia, ma ha anche smosso tutti i comparti industriali, artigianali, professionali, commerciali, è nata l’ autostrada del sole Milano – Roma – Napoli. Ha messo allo stesso banco di lavoro l’uomo e la donna. A questo punto la parità sociale nel popolo è arrivata alla svelta, sancita nel 1966 da Caterina Caselli che a S. Remo canta "Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu, fra lui e te, ho scelto te". Frase scioccante per i tempi, ancora non sufficiente maturi per un balzo del genere, ma gli italiani, di larghe vedute si sono adeguati alla svelta. Negli anni 1970 si è adeguata anche la legislazione con la pillola, l’aborto e il divorzio.
Questo post si potrebbe chiudere qui: la parità sociale sancita dalla legge è stata conquista. E’ troppo importante lo sviluppo della evoluzione e della moda della donna  in questi ultimi tempi la porta ai giorni nostri 
Negli anni settanta la donna va vestita alla moda, porta la minigonna, nata nel 1964, è esplosa come moda proprio in negli anni 1970, e la camicetta slacciata al punto giusto che poteva mettere in difficoltà chi era di fronte se osare o non osare. Qui addirittura un bottone di piombo, (anni settanta ovvero gli anni di piombo), con la scritta "attenzione vietato l’accesso alle persone non autorizzate". Era molto generosa agli occhi degli uomini, cheotevano interpretare male il desiderio della donna di andare vestita alla moda. Inizia la  libertà sessuale e porta capi firmati ed i jeans, il tessuto degli anni 1970. 
Negli anni 1980 la donna, conquistata la parità sociale, si identifica con la moda. Gli abiti erano pieni di bottoni gioiello, si vendevano anche oltre 100.000 lire l’uno. Negli anni 1990 il costume sociale cambia radicalmente, la donna non vuole più stare abbottonata. Vuole essere lei la protagonista dei vestiti, ha gli argomenti adatti. Gli stilisti le hanno accontentate. Hanno creato dei vestiti con tessuti leggeri e trasparenti, con scavi profondi "ti vedo e ti vedo" con spacchi altissimi "ti vedo tutto" ed il bottone non era più necessario.
Abbiamo rivisto il bottone nell’inverno 2007-2008, 10-12 sui cappotti o le giacche, ma dello stesso colore dell’ abito, perché in quei 15 anni  senza bottoni si è affermata la bigiotteria pacchiana ed il bottone gioiello non era più adatto. Durante la stagione invernale, abbiamo passato una quindicina d’anni senza bottoni, gli stilisti hanno adoperato il velcro, gli automatici a pressione e la cerniera, che sono stati la conseguenza della sparizione del bottone, non la causa. In quegli anni hanno chiuso tantissime mercerie e tantissime fabbriche con drammatico risvolto sociale per tutti coloro che lavoravano nel comparto dei bottoni. 
Naturalmente qui, ho scritto, in modo molto sintetico, la storia del costume e della emancipazione femminile, al Museo viene raccontata con tantissimi particolari, compreso il linguaggio dell’alfabeto morse del ventaglio, con un bottone in galalite anni 1920 ed il modo come le donne riuscivano nel 1700 a procurarsi l’ appuntamento con  l’ amante segnalando l’ora ed il luogo
A questo punto per saperne di più, fate un salto al Museo del Bottone e la guida gratuitamente, come
l’ingresso vi racconterà le storie. Siamo aperti tutti i giorni.
Giorgio Gallavotti - Claudia Protti

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