lunedì 17 giugno 2013

Intervista a Giorgio Gallavotti

Come accennato nel precedente post Giorgio Gallavotti è stato contattato da Caterina Pisu per proporre un'intervista per il blog MUSEUM NEWSPAPER. Naturalmente Giorgio ha accettato e l'intervista è online da ieri: TUTTI I BOTTONI DEL MONDO.
Riportiamo qui una piccola parte di questa bellissima intervista composta da una bella introduzione e domande molto interessanti:

INTERVISTA REALIZZATA DA CATERINA PISU

I bottoni hanno sempre avuto un fascino particolare su di me, fin da quando ero bambina, quasi quanto le palline colorate degli alberi di Natale. D’altra parte i bottoni sono sempre stati i giocattoli dei bambini di tante passate generazioni, quando la fantasia non era ancora stata rimossa dal frastuono alienante dei videogiochi. Pertanto, quando ho iniziato la mia collaborazione con l’Associazione Nazionale Piccoli Musei, circa due anni fa, è stata una piacevole sorpresa scoprire che tra i nostri soci più attivi vi è il direttore del Museo del Bottone di Santarcangelo di Romagna, Giorgio Gallavotti...
Mi ha colpita la sua affabilità, quei modi così educati e perbene che ricordano i tempi di una volta. Deve esserci uno stile che accomuna coloro che nella loro vita si occupano o si sono occupati di bottoni, perché il mio pensiero corre subito ad un ugualmente distinto signore di Viterbo (la città dove vivo), proprietario di un’antica merceria in piazza delle Erbe, che è una delle persone più garbate che io conosca. Anche Giorgio Gallavotti ha venduto bottoni nel negozio paterno, aperto nel lontano 1929. Nel 2002 ha cessato l’attività commerciale e ha potuto dedicarsi a tempo pieno al suo progetto: il Museo del Bottone. L’idea di un museo comincia a concretizzarsi nel corso degli anni Ottanta, ma quello che possiamo definire il “concept”, cioè il soggetto del nucleo narrativo del museo, ha avuto una definizione più graduale ed è nata dagli studi che Gallavotti ha dedicato, in tanti anni, alla storia del bottone...
Il museo attira moltissimi visitatori (sta per raggiungere i 200.000 ingressi dalla sua apertura, non pochi per un piccolo museo) e bisogna anche dire che è uno dei pochi musei privati ad ingresso gratuito...
Ma come mai un piccolo museo come il Museo del Bottone riesce ad attirare tanto interesse intorno a sé? Il merito deve essere attributo alle sue collezioni? All’allestimento? Alla capacità di accogliere i visitatori? Probabilmente da tutte queste cose insieme, unite ad un’ottima capacità comunicativa che vede il museo al passo con i tempi, presente sul web con un sito ufficiale, un blog, e con un’intensa attività anche sui social networks. Questa è una strategia che funziona e un modello dal quale dovrebbero trarre insegnamento tanti professionisti museali che sono molto meno sensibili sia all’arte dell’accoglienza che a quella della comunicazione...
E allora, per cercare di capire qual è la personalità del Museo del Bottone, ho intervistato il suo creatore e direttore, Giorgio Gallavotti...


- Giorgio, che cosa c’è della tua famiglia e, in particolare, dell’eredità morale di tuo padre, in questo museo?
L’eredità morale che mio padre mi ha lasciato è impagabile: “l’onestà e il rispetto di tutti”. Questi, in quei tempi, erano i principi cardine di ogni persona, e mio padre, nato nel 1901, mi ha trasmesso quei valori col suo esempio e col suo comportamento nella vita di tutti i giorni. Vicesindaco di Santarcangelo nei primi anni Cinquanta, non ha mai preso una lira per lo svolgimento delle sue funzioni. Se doveva recarsi fuori dal comune, adoperava i mezzi pubblici e se li pagava di tasca propria.
Soprattutto non dimenticherò mai il suo esempio sul lavoro...

- Che parte hanno avuto i tuoi famigliari in questo progetto?
Nello svolgimento della loro attività di merceria, i miei genitori hanno conservato sempre tutte le rimanenze in un  magazzino, soprattutto i bottoni che, formando molte giacenze, hanno costituito il nucleo originario della collezione del Museo. La cosa più importante è che i miei genitori hanno sempre avuto fiducia in me. Già ventenne mi hanno dato la possibilità di gestire il negozio assieme a loro lasciandomi la responsabilità per quanto riguardava gli assortimenti. La cosa che mi piaceva di più era comperare i bottoni:  sceglievo i più all’avanguardia nella moda e anche i più costosi. Il bello è che avevano successo e il nostro negozio era sempre pieno di sarte. La mia famiglia all’inizio mi lasciava fare e non mi ha mai ostacolato nella progettazione del Museo. Dopo la prima mostra, nel 1991, visto il successo, hanno capito che facevo sul serio...

- Se tu avessi a disposizione ingenti risorse, pari a quelle dei più grandi musei del mondo, cambieresti qualcosa nel tuo museo o pensi che nulla dovrebbe essere modificato?
Troppo bello avere ingenti risorse. L’unica cosa che non cambierei è il luogo dove ora si trova il Museo, un posto strategico per il Museo ma soprattutto per il turismo santarcangiolese.
Preciso che l’allestimento attuale è molto soddisfacente e anche pratico per i visitatori. Ma…cercherei di comperare od affittare il locale vuoto sopra il Museo; di ricavare uno spazio per la sezione dei materiali, della biblioteca e una sala per le conferenze per svolgervi anche le lezioni agli alunni delle scuole e per la formazione dei giovani che in futuro saranno il personale qualificato che gestirà il Museo.
Se potessi disporre di personale altamente qualificato nel Museo, avrei più tempo per scrivere e per le mie ricerche sul mondo dei bottoni; potrei aumentare i contatti con le scuole e così potrei portare il Museo nelle aule attraverso le mie visite nelle scuole; potrei soddisfare più spesso le richieste di conferenze...


- Chi è, per te, una persona che varca la soglia del tuo museo?
Le persone che entrano nel Museo per me all’inizio sono tutte uguali, ma tutte diseguali.
Ognuna ha le sue caratteristiche, la sua cultura, il suo modo di vedere  le cose, ma soprattutto quasi tutti non pensano che dietro ad un bottone vi possa essere tanta storia, arte e cultura. Ognuno ha la sua visione, che è quella della sua intelligenza, della sua cultura e della sua sensibilità, e allora qui comincia la sfida. Innanzitutto, cerco di capire che tipo di persona ho davanti a me. Mi adeguo ai suoi desideri, al modo in cui preferisce svolgere la visita...

- Parliamo, ora, delle tue strategie di comunicazione. Sei molto attivo sia nel tuo blog, http://ibottonialmuseo.blogspot.it/, che sulla tua pagina Facebook. Che cosa significa, per te, essere comunicativo sul web? Riuscire a mantenere viva l’attenzione nei confronti del museo? Cercare di attrarre un maggior numero di visitatori? ...
La risposta a queste domande può essere solo una: il contatto è la cosa più importante nella vita. La vita è la vita degli uomini con gli uomini, non con le cose. Nelle relazioni ciò che conta è l’incontro. Mantenendo viva l’attenzione sul Museo si possono attrarre nuovi visitatori. E’ necessario rendere continuamente disponibili le informazioni sulle attività e sulle conquiste del Museo. E’ importante mantenere i contatti con i visitatori..

Questo è solo un estratto dell'intervista di Caterina Pisu a Giorgio Gallavotti. Per leggere la versione integrale cliccate qui: TUTTI I BOTTONI DEL MONDO

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