Sul sito web di cultura e società GIANNELLA CHANNEL è apparso nei giorni scorsi un bellissimo articolo sul museo del bottone.
A Santarcangelo di Romagna la Storia te la raccontano dodicimila bottoni testimoni. Continua la nostra serie dedicata alle raccolte minori che sono una risorsa fondamentale e svolgono una preziosa
opera di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio. Qui una lettrice e amica ci racconta il museo, unico al mondo, creato e diretto da suo nonno a due passi dalla Riviera romagnola. In poche stanze Giorgio Gallavotti ha raccolto i piccoli e semplici oggetti da merceria che conservano la memoria del mondo
Ogni cosa ha un senso e parla di noi. È bello accorgersi di questo anche quando te lo dice un piccolo bottone. È intorno agli anni ’80 che mio nonno ha cominciato a pensare al suo piccolo ma suggestivo Museo del bottone. O meglio, ci ha sempre pensato, fin da bambino, quando giocava con la scatola dei bottoni della mamma che gestiva con il babbo un’importante merceria nel centro di Santarcangelo. La bottega si trovava proprio nel mezzo del centro commerciale naturale della città. Sì, perché pur avendo circa 22 mila abitanti, Santarcangelo ha mantenuto la caratteristica vita del borgo conservando quell’incrocio di piccole strade dove si annidano i negozi del vicinato, le attività che ormai nelle altre città sono scomparse per andare a mescolarsi tutte assieme nei grandi centri commerciali. E quindi è così che le vie dei negozi, animate tutti i giorni da tanta gente, salgono dolcemente verso l’antica cittadella medioevale, conservata ancora all’interno delle sue preziose mura di cinta. La Rocca, il Campanone, Piazza delle Monache con il suo convento cinquecentesco sono soltanto alcune delle tante bellezze da scoprire nelle contrade, la parta alta della città.
La merceria dei suoi genitori era stata ricavata da un importante bazar risalente all’inizio del ‘900. Un mare di bottoni, nuovi, vecchi, vecchissimi; c’era da divertirsi tra pezzi in stile liberty o art déco.
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