A Santarcangelo di Romagna dal maggio 2008 è visitabile il primo e
l’ unico Museo del Bottone in Italia.
Molte persone mi chiedono
perché il Museo ha un grande successo attirando tanti visitatori e che
cosa trovano in un bottone, oltre alla curiosità della moda e della
trasformazione dei modelli e dei materiali.
La domanda più frequente è: cosa può mai
dire un bottone ?
La maggioranza della gente pensa che il
Bottone serva solo per unire due pezzi di stoffa, bottoni utilitari,
o al più per mostrare il proprio
amore per la moda, quindi bottoni di
ostentazione.
Erano bottoni utilitari, anche quelli
ordinati dalla Regina d’Inghilterra Elisabetta 1°, nella seconda parte
del 1500, per i soldati, da cucire su tutto il paramano delle
maniche per evitare che si pulissero il naso con la manica. Come erano utilitari quelli cuciti sulla schiena dei
soldati dei rispettivi eserciti, nella guerra di Seccessione Americana
1861-1865, affinché di notte quando dormivano, si combatteva solo di
giorno, non avevano la possibilità di dormire a lungo, russando potevano
rilevare la posizione al nemico, perché nel girarsi i bottoni erano
fastidiosi … svegliandosi. Come erano utilitari i famosi bottoni del contrabbandiere:
perfette scatoline per attraversare le frontiere con merce proibita.
I bottoni, oltre alla ostentazione, possono
essere anche di comunicazione,
di seduzione, di gossip o di superstizione. Possono essere anche delle pietre
miliari della nostra storia che con la loro simbologia ricordano avvenimenti
politici, economici, sociali e di costume.
L’ostentazione: i nobili dal 1300 al
tardo 1800 adoperavano 50-100-150 bottoni, solo 3 o 4 erano perabbottonare la veste, gli altri erano solo per ostentare ed erano
sistemati in lunghe file fermati dietro con un filo di ferro, in modo che se
occorreva cambiare vestito, visto la preziosità dei manufatti, si sfilavano e
poi si mettevano su un altro abito.
ostentazione - maiolica smaltati con pittura a mano e 32 zirconi fine 1800
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La preziosità derivava dai materiali
nobili come oro, argento, pietre dure, ma anche in vetro, in smalto,
avorio e metallo riccamente lavorati dagli artigiani più famosi dell’
epoca. In quel periodo i bottoni erano esclusivamente per gli uomini:
erano i loro gioielli. Le sig.re Dame portavano i veri gioielli e per
allacciare le vesti avevano i lacci e si facevano cucire le maniche
aderentissime, direttamente dalla sarta, prima di entrare
nella sala dove erano state invitate. Ecco due esempi di ostentazione:
1° Francesco 1° Re di Francia nel 1500 si
è fatto fare una veste di velluto nero con 13.600 bottoni d’oro, fatti da
Jack Polin, l’orafo di corte, ma anche il più famoso di Parigi, perché
doveva ricevere un Sultano e doveva far vedere che fra i due il più ricco era
Lui.
2° Luigi XIV il famoso Re Sole, quando
faceva le riunioni di governo a Versailles, siamo alla fine del 1600 primi
1700, indossava una veste con 816 bottoni in pietre dure, ma anche 1826 bottoni
con diamanti, al plurale su ogni bottone, era la sua pietra preferita, ed aveva
speso la modica cifra di 14 milioni di franchi
d’oro di allora.
La comunicazione si presenta in vari aspetti: può
essere quella di appartenenza a una famiglia, a un corpo militare, a un
club…. ma anche quella di comunicare una cosa personale o un lutto particolare,
o di rappresentare favole, tragedie, paesaggi famosi, personaggi
famosi ……
La comunicazione, attraverso il bottone,
era presente nei salotti bene del 1700 – 1800.
La servitù dei nobili aveva la livrea con
i bottoni con lo stemma del casato a cui appartenevano e più era ricco il casato
più nobile era il materiale con cui erano fatti i bottoni, in lega
metalliche ma anche in oro e argento. Quando una persona arrivava a palazzo e
il servo, più bottoni aveva e più alto era il grado di servitù, apriva la
porta, chi entrava capiva subito dallo stemma araldico dei bottoni, bene in vista, con chi
aveva a che fare. Il bottone con il simbolo della corona con sotto le
iniziali della famiglia è da Famiglia Reale; lo stemma con corona a 5 punte è
da Duca; con 7 da Barone; con 9 tutte uguali è da Conte; con 9 la prima, la
centrale e l’ultima più alte è da Marchese. Meno punte più alto è il
casato, perché la punta alla estremità, si aprivano a foglia
ed era possibile arrichirla con diamanti, zaffiri, pietre dure ecc..
Bottone in madreperla inciso 1700 a rebus “ ELLA A CEDE’
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Fanno parte della comunicazione anche i
bottoni “rebus”, famosi
proprio in quanto stimolavano le discussioni e la curiosità dei conviviali,
l’attuale gossip.
Pensate le chiacchiere e le supposizioni in un salotto di qualche nobile
ove un personaggio si presenta con la marsina piena di quei bottoni rebus
ove si può decifrare che “ ella
a cedè “. Con chi? Come? Quando? Dove? E tanti altri punti
interrogativi che alimentano sempre più la curiosità delle persone, in quella
sala non si parlava d’altro.
Un segreto da tenere nascosto, ma felice
di farlo conoscere senza troppo compromettersi.
Invece Enrico III Re di Francia (
1551-1589) disegna e fa coniare, in seguito alla morte dell’ amante 18
dozzine di appariscenti bottoni d’argento a forma di teschio, dando così inizio
ad una lugubre moda.
Di esempi se ne possono fare tantissimi,
ma credo che quelli descritti siano sufficienti per capire l’uso del bottone
come oggetto di comunicazione. Cosa può mai dire un bottone? Parte 2
Davvero incredibile...un oggettino così...
RispondiEliminaLa storia attraverso un "piccolo" grande oggetto d'uso quotidiano!!!
Condivido.
Ciao Sandra e non è tutto qui. Il successo del Museo sta proprio nelle innumerevoli facce di lettura del bottone e nelle infinite storie a cui è legato. La gente ama le storie ed i racconti. La cosa fantastica è che sono apprezzate da 8-10 anni a 95 anni, nessuno escluso.
EliminaCiao a ... presto