Buon giorno a tutti mi chiamo Giorgio Gallavotti. Sono il Direttore e Fondatore del Museo del Bottone di Santarcangelo di Romagna
Ringrazio il Presidente prof. Giancarlo Dall’Ara per avermi invitato a questo settimo Convegno Nazionale, per portare il saluto dell’ Associazione Nazionale dei Piccoli Musei a tutti i partecipanti. Un grazie di cuore a tutti voi
Il Convegno è stato organizzato da la APM, unitamente al Coordinamento del Veneto della nostra Associazione, nelle persone di Simonetta Pirredda, di Stefan Marchioro e dall’Amministrazione del Comune di Monselice, che ringraziamo per il loro impegno. Un particolare ringraziamento va all’Assessore alla Cultura dott. Gianni Mamprin, che ha accolto con entusiasmo la proposta della APM di ospitare a Monselice, il VII Convegno nazionale.
L’Associazione culturale Reitia si è occupata della segreteria organizzativa del Convegno, nonché dell’ideazione e realizzazione del materiale di comunicazione.
Ha inoltre supportato l’APM nelle attività di comunicazione sui social network. Grazie di tutto cuore a tutti.
Ho partecipato a tutti i convegni dell’Associazione, il primo a Castenaso Bologna nel 2010. E’ strabiliante notare come l’Associazione ed i Convegni si sono trasformati da un piccolo gruppetto di Musei in cerca di strade per emergere.
Oggi possiamo dire che abbiamo raggiunto un livello di conoscenza della associazione sia nazionale sia internazionale. Gli ultime eventi tutti del 2016, dove l’APM e stata coinvolta, sono la dimostrazione di quanto ho affermato e sono anche la dimostrazione di quanta strada ha fatto e quanti Musei sono arrivati alla ribalta nazionale ed internazionale.
La televisione nazionale TV2000 del Vaticano nel programma SIAMONOI in gennaio ha fatto conoscere agli italiani la nostra associazione tramite le interviste in diretta alla Prof.ssa Valeria Mulacciani, che rappresentava l’Associazione. A Rino Lombardi inventore ed in rappresentanza del Museo della Bora di Trieste ed il sottoscritto Giorgio Gallavotti. In oltre vi sono stati collegamenti con altri Musei. Stando hai commenti su facebook ed altri canali televisivi ci siamo fatti onore ed abbiamo fatto capire che i Piccoli Musei sono grandi Musei. Sono radicati sul territorio e diventano la Memoria della Storia.
A marzo a Radio Rai Uno, nel programma La Radio Ne Parla, Giancarlo Dall'Ara, assieme a Livia Cornaggia (del Museo Tattile Varese) e Rino Lombardi (del Museo della Bora) hanno avuto l'occasione di presentare il valore e l'importanza dei piccoli musei d'Italia. Un grazie a Radio Rai Uno
In aprile è finita la settimana del #MuseumWeek, dove i piccoli musei italiani si sono fatti onore. Dall’’agenzia Ansa: Sono stati 3.500, di cui 355 solo in Italia, i musei e gli enti culturali in tutto il mondo che hanno preso parte alla terza #MuseumWeek. La settimana che Twitter dedica all'arte e alla cultura ha registrato una partecipazione crescente di musei e pubblico: ha generato oltre 664 mila tweet, visti oltre 294 milioni di volte. Cinque Piccoli Musei italiani nei primi 10 con un primo e secondo posto
I poli museali italiani, hanno dimostrato durante la #MuseumWeek, con strategie comunicative al passo con i tempi, in grado di raggiungere – e superare – i numeri di istituzioni indiscusse come il Louvre, il MoMA e il Prado di Madrid. “
In sette anni abbiamo fatto passi da gigante. Perché ?
Dall’ Ara ha scritto “La piccola dimensione è un valore. Un museo è accogliente se dà valore a chi lo visita. Un piccolo museo può farlo!... La piccola dimensione permette una maggior cura dei dettagli” Possiamo contare anche in internet su uno spazio tutto nostro grazie al Magazine MediterraneoAntico che ha dedicato un’area esclusivamente per noi.
Altra novità è l’accordo che abbiamo stipulato con la testata di arte e cultura Artribune, ora nostro partner editoriale, in base al quale cercherà di dare ancora più risalto alle iniziative dei musei e alla nostra associazione grazie ad alcune rubriche.
E’ stata fatta una Convenzione con la SIAE, è attiva. L’attività della Associazione non si è limitata solo ai Convegni ma è attiva tutto l’anno sui social networks .
Siamo una Associazione viva, in movimento e combattiva perché siamo consapevoli del valore sociale e culturale che i Piccoli Musei portano nel campo della cultura museale con un nuovo modo di accogliere i visitatori.
Dall’Ara ha sottolineato appunti essenziali per l’Associazione e per i Piccoli Musei, “dove emerge la grande differenza fra piccoli Musei e grandi Musei danneggiando i Piccoli Musei, i quali danno un contributo specifico al processo di sviluppo del sistema museale italiano e rivendicano un posto adeguato nello scenario dei Musei nazionali”. Ed aggiunge Senza passione non si può gestire un museo e senza passione, un Piccolo Museo non ha futuro”.
Che vuol dire accoglienza: i visitatori sono ospiti e le visite devono essere guidate con passione.
L’ APM ringrazia di cuore tutti voi che avete partecipato a questo 7° convegno con gli auguri di tanti successi per i vostri musei.
Ora vi parlo del Museo del Bottone di Santarcangelo di Romagna.
Il Museo ha un buon successo in Italia e nel Mondo. In otto anni di attività fissa abbiamo avuto 340.000
visitatori e nel 2014 abbiamo toccato i 54.000. Sul libro delle firme vi sono 141 nazioni straniere, in mostra bottoni di 48 nazioni, il 65% dei visitatori sono stranieri. Al Museo vi sono fogli illustrativi in 11 lingue straniere, fra le altre tradizionali vi sono informazioni in turco, bulgaro, cinese e russo.
E’ un Museo privato e gestito da una associazione ASP ( Ass. servizio persona ) no profit e regolarmente registrata nel libro provinciale delle ASP. L’ingresso al Museo è a offerta libera alla fine della visita, con guida gratuita. Non è riconosciuto dalla Regione.
Perché tanto successo.? Nella trasmissione del 06-04-2014 su RAITVUNO TG della sera la giornalista mi ha fatto una domanda: “Cosa è per lei un bottone ?” Io seccamente ho risposto “E’ la memoria della storia”
Il bottone è stato in tutti i palazzi del mondo, dove si decidevano i destini dei popoli, ma è stato anche nelle carceri dove venivano martoriati i detenuti. I bottoni sono in grado di raccontare la storia dell’umanità, sotto tutti gli aspetti: vizi e virtù.
Il mondo del bottone è fantastico perché si divide nettamente come l’umanità: universo femminile e maschile. Nel mondo moderno, dalla seconda parte del 1800, sono le donne che portano i bottoni. Come ?
Per ostentare lo status simbol, per unire due lembi di stoffa, per la moda, ma anche, agli albori del tutto nudo di oggi, portare quel bottone slacciato al punto giusto come seduzione e provocazione. Il bottone è stato molto birichino. Nel mondo antico le donne, generalmente, portavano i veri gioielli e i lacci per allacciare le vesti. Ho detto generalmente perché in certi periodi anche loro avevano i bottoni.
Nel mondo antico erano gli uomini che portavano i bottoni. Quanti ? Una esagerazione dai 50 ai 200
poi vi sono le eccezioni. Il materiale, dai diamanti in giù. Quei bottoni erano i loro gioielli, più bottoni avevano, più prezioso era il materiale più potevano ostentare la ricchezza, la potenza ed il potere.
Vi cito un caso che è molto eclatante ma non è il più eclatante. Francesco 1° re di Francia nella prima parte del 1.500 si è fatto fare una veste di velluto nero con 13.600 bottoni d’oro. Doveva ricevere un sultano e doveva far vedere che fra i due lui, il Re, era il più ricco.
Le ragioni diplomatiche non permetteva al Re di dire al Sultano “io sono più ricco di te” , se glielo avesse detto, forse, non ci avrebbe creduto. Allora ha fatto parlare i bottoni.
Perché ha fatto parlare i bottoni ? Il bottone è sempre stato sul davanti della veste e nella storia non è servito solo per unire o ostentare. Quando qualcuno voleva far sapere qualcosa e non lo poteva dire, faceva parlare i bottoni. Ecco che vi sono i bottoni di ostentazione, di comunicazione, di provocazione, di seduzione, a luci rosse, del gossip, del contrabbandiere, di superstizione e quello virtuale dei rapporti fra uomini e donne.
Abbiamo detto che i bottoni del mondo antico sono molto preziosi, quindi hanno un certo valore economico. Nel mondo moderno i bottoni più preziosi sono quelli gioiello degli anni 1960, 1980 e primi 1990. Sono in strass, che è un vetro. A livello economico non potranno mai competere con quelli del mondo antico. Noi al Museo ora stiamo raggiungendo i 13.000 bottoni in mostra. All’apertura del 2008 ne avevamo 8.500, la differenza sono stati donati, portati o arrivati,da gran parte del mondo…… Fantastico.
In mostra vi sono bottoni che vanno dal 1.600 a dicembre 2015 e febbraio 2016. Per noi ogni bottone è una tessera di storia. La raccontiamo attraverso la simbologia del bottone non attraverso il lusso del bottone.
Ed ecco che un bottone degli anni 1970, da patta da pantaloni esterno da jeans, valore economico 5 lire, con la scritta Portobello’s. Raccontiamo il format televisivo di Enzo Tortora. Quel bottone ha la stessa valenza storica di un bottone, in maiolica a due colori con un tocco d’oro, disegnato negli anni 1920 , da Pablo Picasso per Coco Chanel. Con questo raccontiamo il rapporto fra Pablo Picasso e Coco Chanel. In quel periodo lavoravano assieme a quella rivista, la più bella del mondo, il Cabaret. Lui faceva le scenografie e lei quei mezzi vestiti pieni di piume e di pailettes.
Il valore economico di questi due bottoni è agli antipodi, ma hanno la stessa valenza storica. Tutti e due sono una tessera della nostra società.
Il Museo del Bottone si divide in tre sezioni più una appendice.
L’ appendice è una fornita biblioteca che ha permesso la realizzazione di 12 tesi dalla Sapienza di Roma al Politecnico di Milano.
I materiali esposti sono una quarantina fra cui sette dalla materia prima al bottone finito. Vi vede perché quando le signore dame andavano a comperare i bottoni li pagavano molto.
Le curiosità dal mondo, bottoni dal1600 al febbraio 2016. Vi sono le figure di Lorenzo il Magnifico, di Maria Antonietta, di Maria Luisa d’Austria, la seconda moglie di Napoleone e quella del loro figlio con il nome di Laiglon, di Mozart e di D’Artagnan e tante altre di personaggi che hanno fatto la storia.
I bottoni delle maioliche più famose al mondo, fra cui quella di Picasso per Coco Chanel, i bottoni della gerarchia ecclesiasti, i bottoni del 1600 italiani, russi e giapponesi, cammei, mosaici, fra cui quelli dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, i bottoni dei migliori artigiani, vetrai, incisori.
Ultima sezione la storia del 1900 e 2000, che viene raccontata dalla simbologia del bottone.
Nel maggio del 2011 sono stato invitato a fare una lezione alla Università della Moda di Rimini.
Premesso che quando succedono degli avvenimenti nella società di qualunque tipo, purché la gente ne abbia parlato discusso, fatto commenti ed è rimasta scioccata, vi è stato uno stilista, a volte due, a volte tre, che ha messo la simbologia di quel evento su un bottone che diventa testimone dell’ evento stesso.
Alla Università su 8.500 bottoni in mostra ho parlato del 1900 della storia sociale, politica, di costume, di moda, di tutto e di più, mettendo sullo schermo ogni volta la simbologia di un bottone.
Il giorno dopo l’università ha fatto il comunicato stampa intestando l’articolo “ I bottoni parlanti”
Se andate sul blog del Museo vi sono innumerevoli storie che i bottoni raccontano. ve ne cito alcune:
Gli avvenimenti che hanno cambiato il mondo: l’emancipazione femminile; la storia italiana della telefonia e della ferrovia; del carnevale di Venezia; la storia delle Olimpiadi, che non sempre sono servite per lo sport; la scoperta delle tombe dei faraoni; l’inizio del turismo di massa; Limberg, la prima trasvolata dell’ Atlantico.
Tornando indietro, la Montessori, dopo di lei lo stato ha iniziato ad aprire le scuole agli italiani; un bottone prelevato a Birkenau, ci fa parlare della 2° guerra mondiale e dei campi di concentramento; il logo della Fiat degli anni 1950, la ricostruzione e il miracolo economico degli anni 1960; la crisi di Cuba; la distensione e le Brigate Rose; la caduta del muro di Berlino; le due Torri, 2001 New York; i campionati del mondo del 2006, dicembre 2015 e febbraio 2016. Questi sono i filoni principali ma al Museo vi sono altri 70-80 bottoni tutti testimoni di avvenimenti.
Chiudo qui, il tempo è tiranno perché potrei parlare ancora per una settimana. Per saperne di più andate sui siti internet, forse è meglio venire al Museo, la visita guidata è la cosa migliore perché vi raccontiamo la storia dell’umanità. Sono venuti direttamente a visitare il Museo dall’Australia, dalla Patagonia, dal Canada, dal Perù dal Brasile e dal Cile.
Vi ringrazio dell’attenzione e scusate se vi ho attaccato un bottone.
Giorgio Gallavotti 339 34 83 150
Direttore e creatore del Museo del Bottone di Santarcangelo.
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